Scutari
La città di Scutari è il centro urbano più importante del Nord dell’Albania e la quarta città per abitanti nel paese. La città di Shkodra, Scutari in italiano, Uscudar in Turco, Skadar in Montenegrino è il centro urbano più importante del Nord dell’Albania, la quarta città per abitanti nel paese, punto di incontro delle culture delle valli profonde e delle montagne del Nord. Shkodra è una delle 12 regioni dell’Albania. Essa è suddivisa in tre distretti Shkodra, Malesia e Madhe e Puka. Il Distretto di Shkodra comprende due città e 15 comuni. La città di Shkodra rappresenta il centro amministrativo, economico e culturale della regione. Sorge nella zona sud-est del lago Scutari, il lago più grande dei Balcani, che divide con la regione meridionale del Montenegro (169 km2 in Albania; 199 km2 in Montenegro) dove la maggioranza della popolazione è albanese. Scutari è il simbolo più conosciuto di una condizione singolare che riguarda tutti i confini dell’intera Albania: il paese è circondato da altri albanesi che rappresentano minoranze etniche come in Macedonia o maggioranze come in Kossovo. L’area è attraversata dai fiumi Drini, Buna, Shala, Kiri e Cemi. La catena montuosa delle Alpi albanesi crea paesaggi suggestivi, con il monte Jezerca (2.692,1). Il cuore della città è la fortezza di Rozafa che domina Scutari dalla collina alla confluenza tra i fiumi Buna e Kiri, con un perimetro di 600 metri e un’area di 6 h. e sette torri costruite e ricostruite dai veneziani e ottomani sui resti dell’antica struttura di una fortezza risalente agli Illiri. Il nome del castello deriva dalla leggenda di Rozafa, moglie di uno dei costruttori della fortezza.
La fortezza di Rozafa, la leggenda di Scutari
Si incontra arrivando a Scutari da sud. Sorge su un’enorme collina rocciosa a forma di ellisse, alta 130 metri, i cui contorni hanno un perimetro di 881 metri e una superficie di 4 ettari. È un luogo particolare come il Partenone di Atene, i sette colli di Roma e forse come tutti i luoghi imponenti o suggestivi o semplicemente particolari, furono prima luoghi di raduno misterico dei popoli nomadi prima dell’invenzione dell’agricoltura, poi luoghi sacri. In ogni caso furono tra i primi ad essere abitati dall’umanità mediterranea, divenuta stanziale. Le ricerche archeologiche sulla “magica” collina continuano ancora, ma vi sono tracce che datano i primi insediamenti all’età del bronzo. Anche la stupefacente e inquietante leggenda della sua fondazione, depone a favore di una datazione molto antica. La storia, raccolta da Ismail Kadarè ne “I ponti dei tre archi” e da Ivo Andric ne “Il ponte sulla Drina” racconta di tre fratelli costruttori, incaricati di erigere la fortezza. Durante i lavori accadeva che quello che loro costruivano di giorno, crollava durante la notte. Un vecchio sapiente, disse loro che la distruzione era opera di demoni e consigliò di murare un essere umano dentro le mura per placare gli spiriti distruttori. I fratelli decisero di comune accordo di sacrificare una delle loro mogli, facendo scegliere al caso: avrebbero murato la prima a portare il cibo del pasto di mezzogiorno consumato sul luogo di lavoro. In questo modo tentarono di scaricare sulla forza del destino la terribile responsabilità della scelta della vittima. Raggiunsero, naturalmente, anche l’accordo di non dire nulla alle proprie consorti. I due fratelli più anziani, in realtà, avvertirono le proprie mogli, il più giovane, invece, fu fedele al patto. Sua moglie arrivò per prima e fu sacrificata. Lei accettò, per obbedienza a forze misteriose più grandi degli uomini, ma chiese che fosse lasciata una fessura all’altezza della sua mammella destra, dalla quale avrebbe potuto allattare il suo piccolo figlio, una fessura all’altezza della sua mano destra con la quale avrebbe potuto accarezzarlo e una fessura all’altezza del suo piede destro per non farlo cadere. Nel luogo la fontana detta di Rozafa, di acqua calcarea, è ancora oggi visibile, considerata la fonte scaturita da quel latte leggendario. La lealtà del fratello minore e l’accettazione del sacrificio da parte della sua giovane moglie, sono elementi di importanza simbolica significativa rispetto alla evoluzione delle culture mediterranee dell’antichità precedenti alla storia stessa.
Il famoso poeta francese Lamartin, richiama per spiegare la leggenda di Rozafa a quella del sacrificio di Ifigenia, figlia di Agamennone, la cui morte viene richiesta da Artemide per proteggere le truppe achee in partenza verso Troia. Se questa leggenda incatena Rozafa al Mediterraneo arcaico, i secoli successivi hanno lasciato tracce di storia forti e continue. Tito Livio, lo storico romano, definisce la fortezza ben difesa. Le tracce più importanti risalgono al Medioevo, poi ci fu Venezia, poi i Turchi. Gli stili e gli interventi si sovrappongono fino al periodo moderno. Qui, a Scutari, fu alzata nel 1914, la bandiera dell’indipendenza albanese. La chiesa di Santo Stefano, oggi una suggestiva rovina fu chiesa cattolica, poi Moschea, poi sede di sicurezza dei maggiorenti con cariche pubbliche. Poi più nulla ed oggi una meta turistica popolare. Visitando Rozafa si può camminare per impervie salite di ciottoli, come fosse ancora una città, arrivare al Museo (visita da non perdere) o affacciarsi dai merli delle mura per vedere il corso del fiume Buna, e un vasto orizzonte.
Country | Albania |
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Lingue parlate | Albanese |
Valuta utilizzata | Leke |