Orikum
Orikum si trova a 20 km dalla città di Valona sulla strada nazionale Valona-Saranda. La strada che trascorre la costa ionica trova alla sua destra hotel, ristoranti e spiagge con tutti i comfort e alla sinistra colline piene di alberi d’ulivo, arance, mandarini e limoni che profumano tutta la zona. Orikum è un comune di 6000 abitanti che si affaccia sul mar ionio e sormontato dal Parco Nazionale di Llogara. E’ proprio da qui che partono le gite in barca per la penisola di Karaburun, la più grande d’Albania, dove si possono ammirare alcune grotte e baie, sede di un sito archeologico preistorico. A Orikum, nel 2004 fu costruito il primo porto turistico di tutta l’Albania. dove per diversi anni si è svolta la “regata della fratellanza” Otranto-Orikum.
A sud est della baia di Valona, laddove la cosiddetta pianura occidentale si unisce con il monte Vetetima, si trovano i resti della città antica di Oricum. Fu fondata probabilmente da coloni greci provenienti dall’ isola di Eubea nel VI secolo a.C., nelle terre appartenenti alle popolazioni Illire di Amantia. Sempre nel sec. VI a.C. Oricum divenne conosciuto come un importante porto e centro commerciale che intratteneva relazioni con Dyrracchium, Apollonia e Buthroum. Le abitazioni della città erano addossate alla collina di Paleocastra e si affacciavano sulla baia di Valona, in perfetto stile polis greca e cadde nel 214 a.C. sotto la conquista di Alessando il Macedone. Gli scavi regolari nella città antica di Oricum hanno preso il via nel 1958 da un gruppo di archeologi russi e albanesi che hanno portato alla luce diversi oggetti, abitazioni residenziali ed un piccolo Teatro con capienza intorno ai 500 spettatori. Una delle risorse migliori di Oricum era lo sfruttamento delle cave di pietra della penisola di Karaburun, cosa che causò la rivalità tra la polis di Apollonia e i Koinoni di Amantia sino alla presa di Oricum da parte di Apollonia nel II secolo a.C. dopo la battaglia finale nella città di Throni di Amantia. Per la sua posizione strategica è sempre stata protagonista di diverse operazioni militari nelle diverse epoche della storia, dagli Epiroti, Macedoni, Illiri e Romani. Importante porto fortificato, base militare nell’adriatico, nel II sec a.C. cantiere di costruzione e riparazione navi, grazie alla disponibilità di legname procurato nelle foreste della zona denominata Akroceraune (Karaburun): fungeva da ponte per le grandi potenze dell’epoca ed arrivò addirittura a coniare una propria moneta (Orikon).
Oricum, città e porto d’Illiria, situata all’estremità sud-ovest del Golfo di Vlore, ai piedi dei Monti Acrocerauni in posizione favorevole sulla bassa collina di Paleocaster, è legata alla terraferma da una stretta striscia di sabbia. Da qui domina la baia di Valona (Vlore) a nord e la laguna di Dukat a sud e, collegata al mare da due canali, assicura, oggi come in antichità, la protezione delle navi sia dalle temperie del mare che dagli attacchi nemici. Questa localizzazione, insieme agli alti pini dei monti circostanti e alla possibilità di approvvigionamento del bitume di Selenica favorirono lo sviluppo dell’industria navale che, accanto allo sfruttamento delle vicine cave di pietra, costituiva la risorsa economica principale della città.
Oricum e da sempre stato un importante porto sulla costa adriatica e un eccellente centro navale, come dimostrano i combattimenti di Cesare con Pompei, la sua trasformazione in un cantiere navale e in un posto d’armi per il sultano Suleyman, nel tentativo di sbarcare in Puglia e, infine, il collocamento della base mediterranea di sottomarini sovietici. La leggenda ci trasmette la notizia di una città fondata nella seconda metà del VIIII sec a.C. dagli Eretrei venuti dall’Eubea e stabilitisi qui al ritorno dalla guerra di Troia. Per lungo tempo le fonti la indicarono come un semplice porto, sino alla prima menzione di Apollodoro, che la cita come polis.
Lunga fu la serie di eventi bellici cui fu teatro: dalla fine del III secolo a.C., infatti, Oricum, proprio in virtù della posizione strategica del suo porto, si trovo al centro dei conflitti fra la Macedonia e Roma. Nel 214 a.C. Filippo V riuscì a occuparla, ma la sconfitta subita ad Apollonia lo costrinse a ritirarsi in Macedonia, lasciando che la città divenisse rifugio invernale per la flotta romana; nel 194 a.C., dopo la vittoria del console Flaminino su Filippo V a Cinoscefale e la decisione di ritirare le legioni romane dalla Grecia, il console ordinò loro di ritirarsi attraverso la Tessaglia e l’Epiro, nel porto della città; da ultimo, non è improbabile che il porto sia stato utilizzato durante la guerra contro Antioco III e nel corso dell III guerra di Macedonia.
Nonostante abbia costituito lo scenario privilegiato di scontri che furono al centro della politica mediterranea di età ellenistica, Oricum, rivestì grande importanza soprattutto nel corso della guerra civile che oppose Cesare a Pompeo nell’inverno 49-48 a.C.: fu, infatti, la prima città conquistata da Cesare nei Balcani. Solo dopo la battaglia di Farsalo la città conobbe un lungo periodo di pace imposto dai Romani, continuando a essere un importante porto sull’Adriatico, divenendo più tardi oggetto delle operazioni di restauro promosse da Erode Attico.
Buona parte delle testimonianze materiali sono riconducibili al periodo più convulso della vita della città, tra il V e il III sec a.C., come le ceramiche a figure nere (V-VI sec a.C.), le statuine fittili (IV-III sec a.C.) e le anfore stanno a testimoniare, mentre i resti copiosi di contenitori da trasporto e vasellame da mensa attestano una continuità in età imperiale tra il I e il IV sec d.C. La vitalità della città ancora nel secondo secolo è infatti testimoniata dall’attività di costruzione dopo un forte evento sismico.
Alla sua estrema rilevanza come roccaforte in età bizantina vanno ricondotti i lavori di fortificazione realizzati nel corso del IV e il VI secolo d.C. La collina di Oricum era circondata da una cinta muraria che racchiudeva una superficie di 5 ettari; realizzata in opera quadrata, spesso oltre tre metri, non ha restituito al momento tracce certe di torri e delle porte che dovevano aprirsi lungo il suo percorso. Le strade tagliate sulle sue pendici rocciose sono ciò che resta del reticolo viario che scandiva l’area urbana. Il porto interno utilizzato da Cesare è localizzato nella laguna triangolare all’interno della quale, sotto il livello dell’acqua, sono apparse le vestigia di un muro si 1,80 m, da interpretare forse come l’ “ imbarcadero”. A sud-ovest della città è stta rinvenuta una necropoli con sepolture databili tra il III e il II secolo a.C.
Il teatro
Il monumento che attrae prima di ogni altro lo sguardo del visitatore è il cd. Teatro, datato al I secolo d.C e indagato nelle zone dell’orchestra e della cavea. Orientato verso est, aveva una capacità di 600 spettatori circa. L’orchestra, in particolare, di 9,40 m diametro, era pavimentato da lastre di pietra, ed era separata dalla cavea per mezzo di un basamento alto 1,57 m ; era circondata da canali di smaltimento delle acque e fiancheggiata dai due passaggi di accesso. Le lunghe gradinate della cave, destinate all’alloggiamento di sedili in pietra decorati concyma reversa, o con zampe di sfinge, erano invece divise in due moeniana: il primo era fondato direttamente sul fianco roccioso della collina, mentre il secondo era costruito da muri perimetrali e radiali. Due corridoi all’inizio della cavea e nel punto di separazione dei due settori e tre scale servivano ad assicurare il passaggio degli spettatori.
La chiesa di Marmiroi
La piccola chiesa è alla sommità di una bassa collina, al centro perfetto di una risorgiva che rende paludose tutte le sue pendici. La sua costruzione viene fatta risalire al XII secolo, ma pare che l’area, per via della risorgiva fosse già sacra a una divinità locale, femminile, fin dai tempi degli Illiri. L’interno è riccamente decorato da icone o fotografie recenti a testimonianza di una devozione mai sopita nonostante il lungo periodo (più di 500 anni) che l’Albania ha trascorso sotto regimi non cristiani. All’esterno è notevole la semplice, e forse la più antica, forma della campana. Una leggenda narra che il santuario, dedicato alla divinità dell’acqua, fu fatto erigere da Giulio Cesare, il cui cavallo, sentendo l’acqua sotto terra, la fece scaturire colpendo il terreno con i zoccoli.
Il Passo di Cesare
Doveroso menzionare la battaglia tra Giulio Cesare e Pompeo durante la Guerra Civile Di Roma nel 48 a.C.; il 5 gennaio del 48 a.C. Cesare partì con trentamila soldati in nave da trasporto dal porto di Brindisi, superò il canale d’ Otranto grazie ad un vento favorevole ed approdò, senza alcuna difficoltà, a Palasa, evitando la flotta di Pompeo che controllava la costa adriatica sino a Karaburun e che era in numero nettamente superiore. Lo stratega romano salì da Palasa nella notte, superò l’impervio passo di Llogara (oggi chiamato “il Passo di Cesare”), occupò Oricum e prese la via per Apollonia. Molto interessante è la descrizione tramandataci proprio da Giulio Cesare della sua impresa e della città e popolazioni di Oricum nel De Bello Civili. Nel II secolo d.C. la città venne distrutta da un forte terremoto: una parte della città è visibile ancora oggi nei fondali della Laguna di Orikum, oltre che sulla terraferma (Teatro, abitazioni, reperti). Nel VI secolo d.C. si insediarono tribù di origine slava mentre dall’epoca bizantina, in pieno Medioevo, divenne famosa con il nome di Jeriko e utilizzata come porto.
Country | Albania |
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Lingue parlate | Albanese |
Valuta utilizzata | Lekë |